
L’INTERVISTA A FEDERICO LASCHET, SENIOR ADVISOR DI FAIR PLAY IN EMILIA ROMAGNA
- On 12 November 2015
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- Strategy
Qual è stato il suo maggiore successo professionale?
Naturalmente dipende da come si misura il successo. Ci sono stati dei casi in cui l’obiettivo era la massimizzazione del ritorno del capitale investito degli azionisti sul corto termine, tipiche del turn-around o delle operazioni dei PE, in cui in poco più di un anno siamo riusciti ad ottenere risultati economici importanti. Ma sono più orgoglioso di successi meno evidenti e più difficilmente misurabili che riguardano la crescita dei collaboratori, il cambiamento culturale, la managerializzazione di organizzazioni che erano dipendenti dalla figura padronale.
Cosa porta in Fair Play del tuo percorso professionale?
Essendo stato operativo nella funzione di amministratore delegato e direzione generale da più di 25 anni, sia in strutture multinazionali in Italia che all’estero, sia in aziende padronali con mercati e tecnologie diversificate, ho imparato sulla mia pelle quelli che sono gli approcci utili nei diversi contesti per risolvere con successo ristrutturazioni aziendali, startup, e processi d’internazionalizzazione nei settori del packaging, automazione industriale, elettrodomestici, robotica, oil and gas e plastica e gomma, sia con produzione su commessa che di serie. Non ho mai smesso di studiare perché il management è una scienza complessa che mi affascina, ma allo stesso tempo non sono uno che prenda per buono quello che gli viene propinato dalle tecniche manageriali di moda, ma credo piuttosto nella gestione basata su principi d’ integrità, lealtà, dignità, qualità, incoraggiamento e sviluppo del potenziale umano.
Perchè ha scelto di entrare nel team di Fair Play?
Sono interessato ad utilizzare le mie competenze, in un ambiente in cui possa continuare a contribuire allo sviluppo aziendale e ritengo che Fair Play sia l’ambiente giusto per l’alto livello professionale e le moderne infrastrutture che sono state implementate per rendere il nostro lavoro più efficace.
Quali sono le maggiori potenzialità di sviluppo per le aziende italiane in Emilia Romagna?
In Emilia Romagna esistono distretti con grandi eccellenze: biomedicale, ceramico, macchine automatiche, meccanica di precisione, food, per menzionarne alcuni. Spesso sono leaders mondiali in nicchie specifiche, redditizie ma limitate. In generale la cultura aziendale è orientata al prodotto, più che al mercato. Questo unito al solito problema dimensionale della tipica azienda italiana pone dei limiti, che se rimossi possono favorire un ulteriore sviluppo di queste eccellenze Italiane.
Come pensa di supportare la crescita delle medie imprese in Emilia Romagna?
La spinta al miglioramento del prodotto ed all’innovazione è da sempre una costante delle aziende Emiliane. Il nostro contributo è quello di complementare questo approccio con un supporto metodologico per lo sviluppo di nuove opportunità di mercato che derivino dalla combinazione delle competenze e dal “saper fare” delle aziende con le opportunità offerte da nuove tecnologie e dalla attenta lettura dei bisogni latenti di utilizzatori nuovi o tradizionali.
Può farci qualche esempio?
Il primo che mi viene in mente è l’impatto che Internet of Things potrà avere su molti di questi settori. La connettività tra le cose può essere un driver per l’aumento del fatturato, la riduzione dei guasti ed i costi di manutenzione e/o di distribuzione, la semplificazione dei processi aziendali dei clienti, l’aumento dei servizi a valor aggiunto. In generale non si tratta di sviluppi costosi e rischiosi, ma è invece rischioso il fatto che se non ci si muove velocemente qualcun’altro, spesso degli outsider, conquisterà questo terreno. La nostra offerta IoThink: definizione di un prodotto connesso, affronta precisamente questo tema.
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